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Il cervello ci aiuta a valutare un volto, prima ancora di vederlo

Il cervello ci aiuta a valutare un volto, prima ancora di vederlo
Foto di Milad Fakurian su Unsplash

Generalmente ognuno di noi da giudizi sulle persone appena conosciute, anche in base alle loro caratteristiche facciali.
Ma parti del cervello possono iniziare a reagire a tali segnali sottili ancor prima di “vedere” coscientemente la persona.

In un nuovo studio pubblicato su The Journal of Neuroscience , i ricercatori riferiscono che l’amigdala – una parte del cervello associata con il processo decisionale, la memoria e l’emozione – svolge un ruolo nel dirci di chi fidarsi, quasi istantaneamente.

I ricercatori hanno creato una gamma di volti simulati e in base alle caratteristiche percepite i soggetti sotto esperimento dovevano dire quale volto dava loro più sicurezza e affidabilità. Non è difficile da fare, dal momento che diversi studi hanno individuato la facilità nel riconoscere le espressioni di rabbia e ostilità.

In uno studio dei ricercatori di Princeton, i partecipanti sono stati collocati in uno s

canner cerebrale dove poi venivano mostrati questi volti, ma solo per 33 millisecondi. Il flash del viso è stata seguita da 167 millisecondi da un’immagine maschera neutra, per essere sicuri che i soggetti non potevano continuare a elaborare la prima immagine.

Jonathan Freeman, professore assistente presso il Dipartimento di Psicologia della New York University e autore dello studio, ha detto: “L’amigdala ha mostrato risposte altamente sensibili, anche se, obiettivamente, il volto non è stato visto un granché.” In altre parole, i partecipanti probabilmente non avrebbero potuto dire per certo che avevano riconosciuto un volto umano, ma una parte del loro cervello aveva già cominciato a elaborare le similitudini tra l’immagine vista e un volto umano.

Non si può dire che esistono singole regioni del cervello atte al riconoscimento dei volti umani, ma questo è ciò che la mente fa nel suo complesso.
“Significa che il cervello contiene meccanismi che possono decodificare questi segnali facciali al di fuori della consapevolezza cosciente”, conclude Freeman.
Questo è solo un piccolo passo nella comprensione di come il cervello risponde agli stimoli sociali al di fuori della consapevolezza.

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