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Parliamo di Emozioni

 

Parliamo di Emozioni
Photo by Tengyart on Unsplash

Parliamo di Emozioni

In questo articolo parleremo delle emozioni. Quali sono quelle identificabili in un volto?

Paura, sorpresa, ira, gioia, tristezza, disgusto.
E fin qui le conoscete tutti, così come chi le ha catalogate, ovvero il dr. Paul Ekman, giusto?

Sbagliato.

Colui che per primo notò queste espressioni fu un altro celeberrimo scienziato, niente popò di meno che l’immenso Charles Darwin!

Proprio così, l’illustre naturalista le aveva registrate negli animali da lui osservate, e poi verificate nell’essere umano.

Nel suo libro “Le espressioni delle emozioni nell’uomo e negli animali” (1872) si anticipa di un secolo esatto la classificazione precisa del dr. Ekman.

La prima domanda che dobbiamo farci è: come aveva fatto Darwin, senza poter sfruttare i metodi più moderni, a identificare proprio le stesse 6 emozioni?

Ovvero, Ekman ha studiato sul libro di Darwin per condurre la sua ricerca o è del tutto indipendente e poi, caso strano, ne ha ripercorso i passi?

La realtà è molto più semplice.

Le emozioni identificate prima da Darwin e poi da Ekman non sono casuali, ma si rifanno al principio di emozione primaria.

 

L’universo ha senso solo quando abbiamo qualcuno con cui condividere le nostre emozioni.
(Paulo Coelho)

Spieghiamo in termini semplici.

 

Emozioni e sopravvivenza

Le emozioni che si conoscono – in tutti i vertebrati, dai pesci a noi – sono basilari per la sopravvivenza.

Nelle specie cosiddette “inferiori” possiamo trovare le prime 6, quelle usate anche da Ekman, a tutti i livelli.

Nelle specie “superiori” come i mammiferi (cui, guarda caso, apparteniamo noi) esistono anche emozioni dette secondarie, cioè derivanti dalle prime.

Tra queste troviamo l’orgoglio, l’amore, l’invidia e così via, presenti in tutti i mammiferi, appunto.

La differenza tra le emozioni primarie e secondarie è situata nei meccanismi neurofisiologici.

Cioè nel fatto che le primarie sono innate e per lo più incontrollabili mentre le seconde derivano dall’esperienza individuale, dalla personalità e quindi dall’individuo come realtà a sé.

 

Questo pone un problema scientifico di base, cui nessuno fino ad ora ha potuto rispondere – benché esistano molti entusiasti che giurano di esserci riusciti – cioè: come si manifesta l’orgoglio?

E l’amore? L’acredine?
E così via per tutte le emozioni non contenute nelle prime 6.

La risposta è che non si può rispondere in modo scientifico, e dubitate di chi vi dice che può, poiché queste sono del tutto personali, sia nel sentirle che nell’esprimerle.

 

Il tuo intelletto può confonderti, ma le tue emozioni non mentiranno mai - R. Ebert Condividi il Tweet

 

Gradazioni di emozioni

 

Certo, anche le prime 6 hanno varie gradazioni
C’è chi ride sganasciandosi e chi appena sorride, ma i muscoli coinvolti sono sempre gli stessi, varia solo l’intensità.

 

Così non è per le emozioni secondarie

Il motivo è che le primarie esistono da decine se non centinaia di milioni di anni, hanno uno scopo preciso e funzionale e quindi non possono essere fraintese.

Spesso sono tanto forti che travalicano la specie (tutti possiamo capire quando un coniglio, un cane o una mucca sono impauriti o al contrario tranquilli e allegri) perché il loro messaggio appartiene a quella che è detta la metacomunicazione, ovvero un tipo di segnale inconfondibile per il ricevente.

Le secondarie invece non si rifanno a meccanismi così precisi, sono molto più “nuove” e quindi imprecise, e manifestano varie “mescolanze” delle prime 6.

 

Così chi è orgoglioso mostra segni simili alla gioia, chi è invidioso alla rabbia e alla tristezza e così via

Decodificarle è ancora fuori delle nostre capacità, perché ancora non sono state classificate negli animali.

E fino a che non si farà, è molto difficile che si potrà farle negli esseri umani.

 


 

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