La domanda che più spesso riceve chi si occupa di linguaggio del corpo è: come posso scoprire se l’altro mente?
Ci sono moltissime tecniche, ma è da capire in che contesto ci muoviamo.
Vogliamo capire se qualcuno ci mente “al volo”, cioè discutendo del più e del meno?
Le cose in questo caso sono molto particolari, se abbiamo a che fare con un professionista della balla non è per nulla facile, viceversa se si tratta di qualcuno per lo più sincero non abbiamo grandi problemi.
Mettiamo però il caso che qualcuno ci riferisca di aver fatto qualcosa ma non sappiamo se è vero e dobbiamo assolutamente scoprirlo.
Esistono metodi infallibili per riuscirci?
Alla faccia di chi dice che è impossibile farlo, possiamo affermare di sì!
Ma non con le tecniche pure e semplici di linguaggio del corpo, a meno di essere almeno 2 esperti insieme e di disporre di apparecchiature speciali come videocamere di precisione, moviola al rallenty, registratori vocali e così via.
Per fortuna esistono moltissimi altri metodi alternativi, che si basano proprio, potremmo dire, sull’inganno.
Ovvero: cosa si aspetta chi deve riferire una balla, magari che si è preparato?
Molto probabilmente ha costruito uno “scenario” adatto a descrivere cosa è successo, dove si trovava e così via.
Per esempio, mettiamo che è andato al cinema e vuol farci credere di essere andato al supermercato.
Un metodo molto semplice per capire se è sincero o meno, che risparmia ore di analisi e porta risultati quasi certi, è chiedergli di disegnare la scena.
Cioè di fare un disegno che rappresenta il supermercato per farci capire se è sincero o meno.
Ora, il suo cervello entrerà in un problema di seguito all’altro
Ammettendo che conosca e ricordi bene il supermercato in questione – se non è un fesso ne sceglierà uno di cui ha almeno una qualche conoscenza – dovrà posizionarsi all’interno della scena, utilizzare la propria prospettiva memorizzata ma che non è reale e cercare il più possibile di ricostruire il tutto.
Questo richiede uno sforzo immane, e anche i più esperti menzogneri, a meno di aspettarsi qualcosa del genere, di essersi studiati la scena e di aver fatto diverse prove, cadranno in contraddizioni evidenti: non “ricorderanno” se c’era molta gente, se tal negozio era aperto o chiuso, se c’erano sconti su alcuni prodotti, se c’era fila alle casse, dove sono passati e così via.
Ovvio, il nostro cervello non presta attenzione a tutto, quindi anche se fosse andato sul serio al supermercato ci sarebbero dettagli mancanti.
Forse non ricorderà i saldi nel negozio di scarpe o quanta gente c’era in fila davanti a lui, ma una “scena madre” reale è sempre molto diversa rispetto a una preparata in pochi secondi per il disegno.
La chiave per cui questo metodo funziona tanto bene è che nessuno si aspetta di dover disegnare una scena ma di dover mentire a voce e, se è pratico di interrogatori del genere, con i movimenti del corpo, mantenendo calma e rispondendo con aria più o meno sincera.
Preparare un nuovo genere di bugie ed allestirlo in fretta per farlo stare in un disegno è invece molto più complesso, e pressoché tutti sono svelati.
Provate anche voi, non dovete avere la capacità di Giotto, potete anche disegnare le persone stilizzate come gli omini che indicano i bagni e le mura oblique come in un quadro impressionista, il risultato sarà comunque molto diverso se disegnate una scena reale e inventata.
Vi suggerisco questa prova: disegnate dove eravate ieri e disegnate una versione alternativa di un luogo in cui siete stati, cercando di mettere quanti più dettagli vi vengono in mente, e poi chiedete a qualcuno di capire quale disegno è vero.
Dopo aver fatto questo, potete continuare la lettura dell’articolo, perché vi svelerò ora come fare attenzione a chi mente. Leggete DOPO aver fatto la prova per non essere influenzati.

Bene, se avete finito, ecco i punti chiave di riferimento:
1) chi dice la verità disegna le cose dalla propria prospettiva e non da immagini tipo dall’alto, dall’esterno come quando ci passa davanti in auto e così via;
2) chi dice la verità disegna la scena più interessante o che più gli è rimasta impressa, magari la fila alla cassa, e non una scena molto generica come, ancora una volta, l’esterno dell’edificio o il luogo visto da lontano;
3) chi dice la verità disegna con una certa sicurezza le persone insieme a lui, ricordando alcuni dettagli su come erano vestiti o cosa è successo di particolare, chi mente non fa nulla del genere e in genere usa la scusa del “non so disegnare” o “non ricordo questo, non era importante”;
4) se si fanno domande specifiche sul disegno (che ora era, c’era qualcuno con te, cosa hai visto di interessante che qui non compare, cosa è questa scena) chi dice la verità non ha grandi difficoltà a ricostruire il tutto, chi mente cadrà più volte in contraddizioni anche stupide, perché il suo cervello sta facendo un lavoro d’inferno per tenere a mente cosa c’era, cosa deve rispondere alle sue bugie e alla realtà ecc.
La parte “visiva” è occupata dalla verità, quella “descrittiva” dalla bugia, quindi sovrapporle insieme è molto difficile per chiunque;
5) chi dice la verità non ha grandi difficoltà a disegnare la scena, quantomeno nei suoi elementi di base anche se sembra tenga la penna con i denti e il disegno risulti orribile, chi mente si fermerà spesso per ricostruire la scena ipotetica e darle un’apparenza di realtà aggiungendo quanti più dettagli fasulli possibili, che finiranno prima o poi per contraddirsi tra loro.
Questo metodo si basa sul chiedere l’inaspettato. Non è l’unico possibile ovviamente, nei prossimi articoli ve ne rivelerò altri.
Stay tuned!
(Articolo a cura del dr Antonio Meridda)